Cresce la spesa farmaceutica, e con lei avanzano l’e-commerce e i network

In attesa che venga pubblicata ufficialmente l’ultima rilevazione di AIFA sulla spesa farmaceutica a chiusura dell’anno, vale la pena scorrere i dati relativi al primo semestre 2022, che sono certamente indicativi di una tendenza che si consolida.

Secondo il report pubblicato da uno dei principali istituti di ricerca  il consumo di farmaci in ospedale è cresciuto rispetto allo scorso anno di circa 400 milioni di euro nei primi sei mesi.

Nel settore della Distribuzione per Conto (DPC), l’aumento è stimato nel 10% rispetto al primo semestre del 2021 e riguarda in particolare:

  • nuove terapie anticoagulanti orali (NOA);
  • terapie e presidi per il diabete;
  • terapie per l’ osteoporosi;
  • terapie per l’insufficienza cardiaca.

Questo mercato supera il miliardo di euro di valore, al quale si sommano i 5,6 miliardi generati dalle vendite di prodotti venduti in farmacia, di cui oltre uno speso in dispositivi medici come termometri, siringhe, mascherine, test rapidi e altri apparecchi, 203 milioni in farmaci da banco e 21 milioni in parafarmaci.

L’unico settore che sembra soffrire la concorrenza delle parafarmacie è quello dei prodotti nutrizionali che risulta in flessione.

 

Il boom della spesa farmaceutica online

La crescita maggiore (definita da alcuni commentatori un «boom»), è riservata alla vendita di farmaci online, che nel nostro Paese è cresciuto del 27% nel primo semestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

In questo blog ci siamo occupati del fenomeno dell’E-commerce farmaceutico in precedenza:

 

Le catene farmaceutiche spingono la spesa farmaceutica, ma il mercato è cauto

I punti vendita affiliati a network infatti fatturano mediamente il 22% in più rispetto alle farmacie indipendenti e questo spinge i farmacisti verso la concentrazione o verso altre forme di lavoro “in rete”.

Diverse invece le opinioni sull’andamento del mercato finanziario relativo al mondo farmaceutico.
Secondo alcuni commentatori il mercato delle compravendite di farmacie sarebbe in decisa crescita, secondo altri invece, i gruppi più importanti si muoverebbero con cautela.

Questa prudenza finisce per riflettersi sui prezzi a cui vengono trattate le acquisizioni societarie di farmacie indipendenti e dei pacchetti di controllo delle catene di farmacie.

L’intervista all’avvocato Samuele Barillà su CreditNews

L’intervista all’avvocato Samuele Barillà su CreditNews, rivista specializzata nel settore del credit management si concentra sulle peculiarità del recupero crediti nel settore farmaceutico, tanto sotto il profilo dei rimborsi del SSN ai farmacisti, quanto dei rapporti non sempre lineari con i distributori di farmaci.


I crediti nel settore farmaceutico, una nicchia di forte interesse

La gestione del credito si rivela estremamente complessa anche quando riguarda il settore farmaceutico e la sanità pubblica. Abbiamo approfondito gli effetti dei ritardi nella liquidazione dei crediti vantati dalle farmacie nei riguardi delle ASL con l’avvocato Samuele Barillà, fondatore dello Studio Legale Barillà.

Crediti nel settore farmaceutico, quando a essere in ritardo nei pagamenti è l’ASL

In un periodo in cui l’attenzione alla salute ha raggiunto livelli altissimi a causa della emergenza pandemica da Covid19 col settore della produzione farmaceutica che ha visto fiorire il proprio business, il sistema di distribuzione dei farmaci e i servizi di prossimità sono stati sottoposti ad un eccezionale stress test che ha evidenziato alcune carenze e modificato modelli di business consolidati.

In questo scenario è interessante approfondire le criticità legate al credito che possono colpire i vari player del settore (farmacisti, grossisti e distributori), diversamente coinvolti negli aspetti finanziari relativi ai crediti vantati verso il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), nella sua declinazione territoriale delle ASL. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Samuele Barillà, fondatore dello Studio Legale Barillà di Bologna che dal 1997 si occupa quasi esclusivamente di diritto farmaceutico, sotto il profilo regolamentare e societario, oltre che del rapporto con il Servizio Sanitario Nazionale.

Avvocato Barillà, lei si occupa di diritto farmaceutico da sempre, come ha visto cambiare questo settore in termini di contenzioso tra farmacie e SSN, ruolo degli intermediari nella gestione finanziaria del credito e criticità che si riversano sull’anello intermedio della filiera dei farmaci, cioè quello del grossista / distributore?

Abbiamo assistito, nel tempo a varie fasi: una prima cronicizzazione dei ritardi nella liquidazione dei crediti vantati dalle farmacie nei riguardi delle ASL che poi si è sostanzialmente risolta.

Vado a memoria, ma mi pare che il ritardo sia passato dai 720 giorni di qualche anno fa, a lassi di tempo decisamente più brevi, anche se il dato non è omogeneo tra le regioni. C’è da dire che questo dipende anche da come si calcola il tempo medio, se dal mese o dall’anno di maturazione.
Oggi si parla di una media di 66 giorni nelle regioni del nord, che aumentano significativamente nel Mezzogiorno.

Un altro fenomeno tipico degli anni scorsi si è di pari passo ridimensionato, quello della finanziarizzazione del credito.
Le farmacie erano in difficoltà nell’ottenere i crediti e si era creato un ampio spazio per le società finanziarie che acquistavano i crediti pro-solvendo e di fatto finanziavano l’attività ordinaria delle farmacie, trattenendo una quota come fee.
La perdita di controllo della situazione finanziaria e delle proprie entrate si accavallava però alla gestione delle dilazioni di pagamento verso i fornitori e in molti casi si creavano problemi di liquidità significativi e proporzionali al giro d’affari complessivo delle farmacie.


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La nuova medicina di prossimità alla prova dei fatti, tra nuovi vaccini e vecchi dispensari

Mentre le Regioni si attivano per utilizzare i fondi del PNRR per la medicina di prossimità, si apre la campagna vaccinale contro l’influenza e si assiste al crescente interesse da parte dei farmacisti a partecipare attivamente alla loro somministrazione.

I farmacisti vaccinatori avvicinano la medicina al territorio

Secondo i dati forniti alla stampa dall’Istituto superiore di sanità e dalla Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), sono infatti quasi 20 mila quelli che hanno completato il ciclo formativo per farmacisti vaccinatori.

L’esperienza della pandemia ha portato alla consapevolezza di quanto sia necessario realizzare compiutamente la rete di medicina territoriale o di prossimità, diventata anche uno degli obiettivi dei finanziamenti del PNRR.

Sono numerosi i segnali che vanno in direzione di un cambiamento di parametri del mercato farmaceutico, tra questi i nuovi modelli di presa in carico del paziente, la gestione integrata la spinta alla digitalizzazione e allo sviluppo della telemedicina.

Tutta la filiera è coinvolta nel cambiamento: l’ospedale, i medici di famiglia, la farmacia territoriale, i distributori di farmaci e le associazioni dei pazienti.

Lo sviluppo territoriale  e l’autonomia amministrativa locale devono coesistere

Alcuni osservatori notano che il disallineamento tra realtà e normativa sulla convenzione farmaceutica, ma anche l’approccio autonomistico regionale e locale al tema della salute, continuano a creare disparità tra gli strumenti competitivi a disposizione delle farmacie pubbliche e di quelle indipendenti, ma potremmo aggiungere anche delle altre strutture di servizio, come i dispensari.

Gli auspici di tutti i rappresentanti delle categorie interessate, espressi nelle numerose occasioni di confronto di queste ultime settimane, sono rivolti verso modifiche normative di attuazione dei piani che consentano alle farmacie di resistere e prosperare.

In certi casi però è stato necessario l’intervento della magistratura per fornire una interpretazione delle norme esistenti o addirittura, per ristabilire norme di buon senso.

 

Il dispensario stagionale, primo antesignano della farmacia territoriale

Vale la pena ricordare cosa sia il dispensario farmaceutico:

  • è una struttura destinata alla distribuzione di medicinali di uso comune e di pronto soccorso già confezionati;
  • quello territoriale è istituito per garantire l’assistenza farmaceutica minima alla popolazione quando non c’è o non è attivata una farmacia nella pianta organica di quel territorio;
  • quello annuale può essere istituito nei comuni o nei centri abitati che abbiano fino a 5000 abitanti e va affidato al titolare di una farmacia, privata o pubblica;
  • il dispensario stagionale è invece istituito nelle località di interesse turistico che abbiano una popolazione non superiore ai 12.500 abitanti ed è pensato per rispondere alle esigenze legate al picco di presenze di pazienti e utenti dei servizi.

L’apertura di nuove farmacie a meno di un kilometro da un dispensario, in una zona interessata da un aumento molto significativo di presenze stagionali, non è di per sé una buona ragione per sopprimere un dispensario stagionale. Quantomeno non costituisce un automatismo.

Questo concetto -che lascia spazio ad una certa autonomia e discrezionalità dell’autorità amministrativa locale, è stato ribadito con la recente decisione del TAR Emilia Romagna n. 744 del 2022 sulla chiusura di un dispensario nel riminese.

 

Dispensario e farmacia, due concetti differenti

Il caso ha fornito al Tribunale l’opportunità di ribadire il concetto che le due strutture sono differenti.

Il dispensario infatti «non può essere assimilato alla farmacia, trattandosi di un mero presidio sul territorio al servizio dei cittadini che non è in grado di competere con le farmacie né di costituire una struttura autonoma essendo gestito, di norma, dalla sede farmaceutica più vicina di cui è parte integrante».

Nel caso particolare di cui si è occupato il TAR si è discusso del criterio di calcolo della distanza dal centro per l’assegnazione della gestione del dispensario e di una differenza di 40 metri che avrebbe favorito un farmacista rispetto ad un altro.

Il conflitto sembra surreale mentre, da una parte, si cerca di ripensare le modalità di ingresso alle professioni mediche e paramediche nel Servizio Sanitario Nazionale e dall’altra, ci si attiva per spendere in maniera proficua i cospicui fondi destinati dal PNRR agli obiettivi di rafforzamento della medicina di prossimità.

Samuele Barillà