Il modello della grande catena di negozi di farmacie retail vacilla, come acuti osservatori fanno notare a seguito di alcuni segnali piuttosto inequivocabili.
Ne parla Alessando Orano su Pharmacy Scanner e cita alcuni esempi:
Questo fenomeno sembra non scoraggiare gli investitori che ancora approcciano il nostro Paese come un mercato nel quale, nonostante la crisi generale del modello di vendita al pubblico retail, il settore farmaceutico sembra tenere.
I segnali preoccupanti che tutti vedono riguardano la forte concorrenza degli altri canali di vendita che, così come nel settore del libro, della moda e persino del cibo, hanno ceduto davanti alle vendite online o alle formule ibride.
Ma questi fenomeni stanno decisamente interessando anche il mercato farmaceutico.
Ne sono esempio la crescita del mercato e-commerce, delle parafarmacie, dei drugstore e dei corner nei supermercati.
[Ce ne siamo occupati in questo blog: leggi l’articolo]
Probabilmente il modello retail nel settore farmaceutico ha ancora, almeno sul nostro mercato nazionale, una sua tenuta per il forte rapporto che il farmacista (o parafarmacista), instaura con il cliente/paziente, rapporto che previlegia il legame con il territorio rispetto al valore immateriale del marchio o brand.
Tuttavia è il modello della grande catena che sembra aver bisogno di essere ripensato.
Uno scenario di evoluzione, che potrà essere favorito dall’aggregazione di soggetti diversi, come i farmacisti/rivenditori, le case di cura e residenze per anziani, così come gli altri modelli intermedi di clinica, sarà probabilmente favorito dalla introduzione definitiva di servizi che migliorino l’aderenza terapeutica o i modelli di integrazione tra professionisti.
Nell’articolo citato sopra si suggerisce di pensare a un modello meno spersonalizzato e fondato sul solo valore del brand, guardando con interesse alla nascita di: «gruppi locali meno grandi ma integrati nel sistema regionale con l’obiettivo di diventare farmacie di comunità che lavorano sulla presa in carico del paziente, sull’aderenza alla terapia, sul supporto al paziente cronico e in definitiva sulla fiducia con il cliente-paziente, che non viene gestito solo da sofisticati meccanismi di Crm ma anche da farmacisti che lo conoscono personalmente».
In questo scenario anche le piccole operazioni di sviluppo e di M&A del settore acquistano una importanza strategica decisiva, proprio perché salvaguardano i valori dell’aderenza territoriale, della snellezza della governance e quindi sono, più premianti, anche in termini di utili.